L'ARTE DI FRANCO BELLARDI AL SECONDO APPUNTAMENTO DELL'ESTATE PIEVESE
Dopo le necessarie verifiche sulle norme di prevenzione COVID è sbocciata ieri l'Estate Pievese con un calendario ricco di eventi ed ospiti fino alla fine di agosto. Sarà Franco Bellardi di domani 25 luglio nella splendida cornice di Palazzo della Corgna alle 18.00.
Franco Bellardi che con Città della Pieve ha un lungo legame affettivo ed anche di scambi artistici, ha accolto volentieri l'invito a parlare d'arte intervistato da Gaetano Fiacconi. Un percorso a ritroso, un viaggio intenso e colorato in oltre sessant'anni di pittura, scultura e calcografia.
Verso la metà degli anni Ottanta, il critico d'arte Dario Micacchi - cronista dell'arte che ha attraversato e raccontato la cultura italiana anche nella militanza politica - colloca Franco Bellardi dentro la definizione di artista che nel 1924 aveva teorizzato Paul Klee: L'Artista/Albero. Dalle radici profondissime e dalla grande chioma fogliata l'artista si fa trapassare dall'energia del flusso naturale e storico e le foglie che mette sono tanto diverse dalle radici. Qualità intrinseca dell'artista lasciarsi trapassare dalle spinte estetiche, storiche, economiche e fare del suo fogliame uno strumento proattivo utile a guardare - oggi - il mondo. Bellardi è ancora artista-albero, Gaetano Fiacconi attraverserà, chiacchierando con lui, i cicli che fanno della sua chioma un meraviglioso e folto mosaico "d'uomo sociale" dice sempre Micacchi - "pittore poeta".
Radici e chioma che si lasciano attraversare dalla energia del quotidiano dalle sollecitazioni storico-politiche a quelle economiche raccontando, attraverso l'arte, il mondo e restituendo all'artista una funzione, anche divulgativa ed educativa.
Da una prima produzione intrisa dell'impegno politico degli anni Sessanta-Settanta, con tratti duri, feroci, crudi, che narrano un Paese sospeso nell'incertezza, legato ad una ricerca dei diritti e delle libertà fondamentali; l'artista ha esplorato una ricerca coloristica vibrante attraverso un figurativo scomposto che ha continuato a narrare il quotidiano.
Bellardi, dice ancora Micacchi, "Vive il suo presente non solitario, con grande naturalezza, "qui ed ora" e con grande energia di sguardo".
L'organizzazione in cicli pittorici non ha dimenticato mai i valori di libertà e integrazione, il rispetto dell'altro che sia esso del regno animale o naturale. Ambientalista e animalista convinto il pittore regala ai suoi cani (e a qualche gatto della moglie) ritratti struggenti, occhi profondi che raccontano la fragilità dell'umano nell'animale che deve - troppo spesso - all'uomo la vita. Nelle opere recenti l'amore per la vita e la gioia di vivere sembrano provenire direttamente dalle figure che esprimono nelle scelte tonali e nella matericità dei cromatismi il prospetto struggente del tempo.
Nell'affresco del Giudizio Universale nella Parrocchiale di Colli sul Velino si legge la summa del pensiero di Bellardi, il quotidiano è a giudizio, le terre sparse, il paesaggio amato, il lavoro dell'uomo e l'uomo, gli amministratori, il Vescovo, l'infanzia bambina e spensierata, la vecchiaia saggia che ha cura del mondo, il silenzio implorante degli animali, dal gallo al cane. Una democrazia partecipata che non può sottrarsi dall'occhio del divino, ma che in fondo è prima ancora sotto l'occhio dell'uomo.
Si preannuncia un viaggio pieno di note quello nel cortile del Palazzo della Corgna, condito dalla proverbiale ironia dell'artista.