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MA CHI ERA BENOZZO GOZZOLI? "Fece tanto lavoro nella sua età, che mostrò di non essersi



L'intenso lavoro di restauro, pittorico ed architettonico, ha riportato alla luce ulteriori porzioni di pitture parietali in quelle che genericamente vengono chiamate "Cripte della Cattedrale" a Città della Pieve. Da subito i tecnici che compongono l'equipe scientifica che Don Aldo Gattobigio ha voluto costruire intorno alla Cattedrale e alle sue radici, hanno avuto l'impressione che le pitture non fossero "elementi decorativi" casuali.

Ciò che precede lo scalpore dell'attribuzione a Benozzo Gozzoli è un certosino lavoro di indagine e osservazione degli indizi stilistici portato avanti soprattutto dagli storici dell'arte Marchegiani e Castrichini.

L'attribuzione, infatti, è stata resa nota solo dopo l'ulteriore riconoscimento della sua validità dai tecnici e responsabili della Sovrintendenza, che hanno visto in quegli indizi stilistici indicati dai due studiosi ed i raffronti con opere che legano alcuni frammenti e lacerti di affreschi ( in particolare il fregio emerso solo nei recentissimi restauri dietro una cortina muraria) effettivamente la mano di Benozzo Gozzoli.

Ultima in ordine temporale, ma lampante e concreta, la prova che deriva dal raffronto del decoro emerso a Città della Pieve con un identico cartone utilizzato nei decori delle Cappella Nuova del Duomo di Orvieto, nota come San Brizio; quello il primo di una serie di raffronti e forti legami all'arte del maestro fiorentino con cartoni molto simili in alcune campiture e decorazioni anche alla Cappella Niccolina nei palazzi apostolici Vaticani. Un lavoro di studio e analisi appena iniziato che adesso deve trovare riscontri nelle fonti archivistiche - da una fase indiziaria a prove documentali - con ricerche già avviate alle quali seguirà una pubblicazione scientifica.

È evidente che tali affreschi si possono datare intorno alla metà del XV secolo, ad un maestro che risente di un linguaggio di tradizione ancora di gusto tardo gotico, ricco di dettagli miniaturistici e che guarda già evidentemente a tutte le novità fiorentine, allo stesso Masaccio, sopratutto al gusto del Beato Angelico. Una pittura per il tempo di assoluta avanguardia, è inoppugnabile che lo stesso abbia chiaramente lavorato ai cantiere della Cappella Niccolina e sopratutto di San Brizio di cui possedeva i cartoni. Una grande opportunità per Città della Pieve che denota la grande vivacità culturale della città già nel XV, un tassello importante anche per studiare gli esordi del giovanissimo Perugino che già nella sua terra natia vide importanti esempi da cui prendere ispirazione.

Questa forse l'unica opera del XV sec. superstite in città.

Ma, Chi era Benozzo Gozzoli?

Riconosciuto come uno dei grandi protagonisti del rinascimento della prima generazione, quella appena successiva ai grandi iniziatori, Masaccio, Brunelleschi, Donatello, nasce nei dintorni di Firenze tra il 1421-22.

Non sappiamo chi fu il suo maestro, dal catasto risulta "dipintore" nel 1446, già a quella data potrebbe essere iscritto all'arte dei Medici e Speziali, che comprendeva i pittori.

Dal 1444 al 47 è documentata la sua collaborazione nella bottega di Lorenzo e Vittorio Ghiberti nei lavori per la Porta del Paradiso.

Dal 1447 lavora come aiuto con Beato Angelico in affreschi perduti nella "chappella di Santo Pietro". Beato Angelico si trasferì nello stesso anno ad Orvieto insieme a Benozzo dove iniziarono i lavori per la Cappella Nuova, poi nota come San Brizio. Tra il 1448-49 sempre come aiuto dell'Angelico, su invito di Niccolò V, decoreranno la cappella privata del Papa nota come Cappella Niccolina.

Nel 1449 l'Angelico torna a Firenze diventando Priore del convento di San Domenico a Fiesole. A Roma Benozzo tra il 1447-49 realizza gli affreschi delle storie di San Antonio nella Cappella Albertini all'Aracoeli, periodo in cui forse conobbe direttamente frate Antonio da Montefalco. E Ancora a Roma si conserva - sempre all'Aracoeli - uno stendardo con la Vergine e Bambino e nella chiesa dei santi Sisto e Domenico un affresco.

Nel 1449 torna ad Orvieto dove invano cerca di ottenere la commissione per terminare affreschi Cappella Nuova, solo molto dopo terminati da Signorelli.

Prima di ottenere una nuova e sostanziosa committenza - quella degli affreschi per il convento francescano degli Ossevanti di San Fortunato di cui è committente frate Antonio di Montefalco generale provinciale dell'osservanza - passano molti mesi in cui sembra difficile trovare mecenati, lavori, commissioni.

Che siano questi i mesi in cui transita per Castel della Pieve?

Poi è a Montefalco e fra il 1451-52 decora il coro della Chiesa di San Francesco.

Nel 1453 a Viterbo, dove realizza affreschi andati perduti.

Il 18 febbraio 1455 muore nel convento romano della Minerva l'Angelico.

Gozzoli ne diviene l'erede naturale, sopratutto nella Curia e ordini monastici fiorentini, anche se fu molto apprezzato dalla famiglia de' Medici.

Nel 1456 invia a Perugia la pala della Sapienza Nuova, nel 1458 è impegnato nella realizzazione di stendardi e apparati per l'incoronazione di Pio II.

Nel 1459 realizza l'opera che lo rese universalmente noto la Cappella dei Magi nel Palazzo Medici di Via Larga, l'attuale Palazzo Medici Riccardi.

Fino al 1464 risiede a Firenze dove nel 1461 si sposerà, nozze dalle quali avrà numerosi figli. Nel 1464 sarà a San Gimignano dove affresca la Cappella Grande a Sant'Agostino, dove ebbe molte committente e vi lavorerà fino al 1467. Dal 1467 al 1484 lavorerà ad alcune scene del vecchio testamento nel campo santo monumentale di Pisa, purtroppo andati quasi del tutto distrutti dopo i bombardamenti del 1944. Nel 1490 il pittore collabora con i figli. Nel 1497 si trasferisce a Pistoia dove realizza diverse opere, e dove muore il 4 ottobre 1497.

Un vero privilegio per Città della Pieve essere immersa in questo clima di studio e approfondimento, clima che sicuramente aggiungerà alla storia locale - e anche a quella generale - tessere importanti.


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