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Riqualificare: ri·qua·li·fi·cà·re/ Qualificare di nuovo. Ospedale: un sogno perduto?


Come tacere, oggi, dopo che la "questione sanità" è stata un pilastro nel "mondo" de "Il Moggio" e lo è stata nella convinzione che l'Ospedale Pievese - intitolato al Beato Giacomo Villa - fosse una tessera irrinunciabile per qualità della vita, storia, economia e tradizione di quella che abbiamo più volte definito Città di Frontiera.

Una città dialogante con regioni e province diverse proprio per qualità della vita, storia, economia e tradizioni.

Abbiamo osservato evoluzione e storia della questione e ci è impossibile tacere.

Fin da una primissima intervista al Sindaco Fallarino sul Moggio, avevamo capito che la strada - tracciata vent'anni prima dalle sinistre del Trasimeno - non aveva mai interrotto il suo corso ed i progetti di smantellamento della struttura pievese.

Le denunce di Mario Vecchi (amico e sostenitore del Moggio), dai banchi dell'opposizione, a proposito di una continua e costante alterazione dei dati circa la reale portata dell'ospedale (nascite, pazienti, cure erogate, analisi ecc...) avevano chiarito che la strategia era volta esclusivamente all'affermare sul territorio un unico presidio - senza se e senza ma - a Castiglione del Lago.

Scenari molteplici, dibattiti, raccolte di firme, comitati e azioni di protesta, che dalle nostre pagine hanno fatto sentire le loro posizioni, hanno descritto una vita incredibilmente viva a Città della Pieve. Così viva e "arrabbiata" che Fallarino aveva strappato l'avvicinamento del presidio ospedaliero a Moiano, con la certezza di una struttura nuova, efficiente e riqualificata.

Riqualificare è un termine che non dobbiamo perdere di vista in questa storia, come non dobbiamo perdere di vista la locuzione "primo soccorso" e le sue definizioni, perchè su queste si è giocato a lungo e, come qualcuno ha scritto giorni fa in risposta ad un nostro intervento, "forse abbiamo sempre sentito ciò che ci faceva piacere sentire".

Ovviamente vietato perdere di vista l'idea che la politica avesse scritto pagine più o meno definite senza tenere conto della volontà dei cittadini.

Questo è stato chiaro quando il Sindaco Manganello, successore di Fallarino, pur scegliendo una "posizione di pievesità" opponendosi alla chiusura della partita senza risultati per Città della Pieve, non ha ottenuto risposte ufficiali dal suo partito.

Le ha ottenute invece dal partito che rappresenta il Sindaco Scricciolo, successore di Manganello, che annuncia dal sito del Comune: "Una storia diversa che consegnasse a Città della Pieve un ospedale con servizi qualificati non era né reale né possibile." Purtroppo le risposte ottenute da Scricciolo sono quelle dell'epilogo.

E allora siamo a chiederci perchè accettare che la Presidente della Regione, e tutti coloro che in questi quattro giorni sono corsi ai ripari per tacitare i pievesi arrabbiati dal 1975, utilizzano ancora la parola RIQUALIFICAZIONE?

L'italiano della Treccani ci dice che - "riqualificare v. tr. [comp. di ri- e qualificare] - Dare una nuova e migliore qualifica professionale a un lavoratore, migliorare un ambiente urbano, implementare e dare qualità".

Perchè ci chiediamo abbiamo accettato un'ultima ridicola presa in giro?

Se a Città della Pieve prima c'era un presidio ospedaliero funzionante che in quindici anni ha perso pezzi in nome della sua riqualificazione gli interrogativi sono tanti, ma la risposta più onesta è DECLASSAMENTO.

Perdere per riqualificare è un anacronismo che non giova nè alla qualità della vita dei pievesi, tanto meno dei suoi eventuali turisti, degli avventori delle attivi

tà commerciali, delle strutture dedicate all'ospitalità, di coloro che arrivavano alla nostra Città di Frontiera da quelle regioni e province con cui il dialogo era vivo, vitale e produttivo.

C'è un silenzio assordante che non ci fa capire cosa la politica darà a Città della Pieve, neon vuoti e finestre buie come in uno spettrale borgo fantasma?

Una speranza arriva in questi giorni d medici e infermieri che caparbiamente chiedono di evitare lo smantellamento definitivo.


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