IL FUOCHISTA E LO STRADIVARI Il Racconto di Natale
C’era una volta un violino straordinario.
Dunque c’era… “Un liutaio!” diranno subito gli attenti lettori.
No, ragazzi miei, vi siete sbagliati.
C'era una volta un macchinista fuochista.
“Uno di quelli che s’imbrattavano tutti di nero carbone per infornare e far sbuffare la locomotiva?” Sì, proprio uno di quelli. Ma che favola è? E’ una storia vera e Il Moggio ve la racconta per riscaldare queste pagine online di cose belle, fatte bene, in una parola sola “amate”. E fu così che i violini in questa storia divennero due, ma andiamo per ordine.
Dunque, il violino straordinario è nientedimeno che “il Messia” di Antonio Stradivari, costruito dal grande liutaio cremonese nel 1716, custodito ad Oxford, all’Ashmolean Museum of Art and Archaeology, proprio accanto alla prestigiosa Università. Il prezioso strumento musicale, che è anche un’opera d’arte, per il suo trecentesimo compleanno è tornato nella sua Cremona, dal 15 settembre al 18 dicembre, esposto al Museo del Violino. Lo Stradivari “Messia” deve questo appellativo al musicista Jean Delphin Alard: nel 1827, il violino era stato acquistato da Luigi Tarisio, che si vantava di possedere uno Stradivari conservatosi in condizioni eccezionali, ma siccome pare che non abbia mai suonato, Alard se ne sarebbe uscito con la frase: “Il tuo violino è come il Messia. È sempre atteso, ma non compare mai”. Fu in seguito acquistato dalla liuteria Hill & Sons di Londra e, dal 1939, fu affidato al Museo Ashmolean.
Siccome la storia è arrivata ai giorni nostri, nuovi “aiutanti” sono entrati ad affiancare i nostri protagonisti: il FAI di Cremona, la Fondazione FS Italiane, l’Associazione Rotabili Storici Milano Smistamento e… Sant’Omobono, Patrono di Cremona: in occasione della sua festa, il 13 novembre, e per celebrare l’eccezionale presenza dello Stradivari, i volontari della delegazione Fai hanno organizzato una visita guidata nella città patria della liuteria, con tappa in Duomo, che custodisce le spoglie del Patrono, e visita al Museo del Violino per incontrare lo Stradivari tornato da Oxford.
Come nelle fiabe, un po’ di magia non poteva mancare, così il Fai annuncia nella sua locandina che il viaggio si farà in treno a vapore. L’iniziativa è un successo, “il treno di Stradivari” parte da Milano centrale e si ferma a Lambrate, Rogoredo, Lodi, Codogno, per arrivare a Cremona con 140 passeggeri, con quattro guide Fai. I viaggiatori sono saliti a bordo di cinque carrozze d’epoca Centoporte e Corbellini, condotte dalla locomotiva a vapore Gr. 625, la mitica “Signorina” delle Ferrovie dello Stato.
“Ah, ecco che è la volta del fuochista!” direte voi.
No, miei cari lettori, anche questa volta la vita scompiglia le carte e il macchinista fuochista non è sul treno a vapore, ma è già all’interno del Battistero di Cremona: non riesce a stare fermo e passeggia nervoso, parlotta, si concentra a tratti come per afferrare un ricordo, ma poi di scatto riparte, si siede, si rialza… È il nostro Antonio Mugnari ad aver costruito - sei anni or sono - una copia di quel violino così speciale. Adesso tocca al secondo violino di questa storia, al violino pievese di Tonino, scaturito dalle sue mani di fuochista, ebanista, liutaio per passione, far sentire il suono di uno strumento costruito proprio seguendo rigorosamente il modello del “Messia” di Stradivari. “Come si comporterà il mio violino? - pensa il macchinista liutaio - Te le vai proprio a cercare, Tonino!”. Poi pensa al Maestro Carlo Pedini, alle prove dei primi violinisti del Conservatorio di Perugia, che hanno testato la qualità del suo violino, e un poco si tranquillizza. Ma la tensione è alta: quando si era trovato tra le mani quei disegni, di quello Stradivari… mica aveva immaginato, allora, con quale “personaggio” si stesse confrontando! Ecco, ci siamo: gli ospiti sono arrivati, da Milano e dintorni sono arrivati in centoquaranta. Il Battistero è una meravigliosa conchiglia geometrica, la violinista prende posto, i suoi occhi si fanno ancora più a mandorla e… “il Messia” pievese sta suonando! L’acustica è perfetta. C’è ammirazione e commozione. “E’ un incanto per il cuore! - pensa Tonino - Grazie Sant’Omobono… lo so, con me ci vuole tanta pazienza…”.