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Lettere dall'Estate Pievese. Aspettando i bilanci numerici di presenze e vitalità turistica pubb


Riceviamo e pubblichiamo volentieri due lettere che abbiamo ricevuto nelle scorse settimane da due nostre lettrici. La prima è una lettera aperta, firmata, al Sindaco di Città della Pieve e vi si respira quel senso di appartenenza che tiene stretti alle radici di questa città anche chi vive lontano e per tutto l’anno aspetta di “tornare a casa”. Merita di essere pubblicata per intero, non perché ne condividiamo in toto i contenuti, ma per la sua autenticità. Il dibattito, sul Moggio, è sempre aperto.

La seconda è un grido di allarme, la titolare di una attività sul corso principale di Città della Pieve, anche lei non ha timore di metterci faccia e firma, racconta cosa ha sentito dire dai suoi clienti sulla nostra città.


Caro Sindaco di Città della Pieve,

a scriverle è una "mezza pievese". Vivo a Roma ma, come potrà intuire dal mio cognome, le mie origini partono da qui. Da quando sono nata, ogni estate, vengo in questo paese a cui sono davvero molto affezionata, tanto da averlo scelto anche come luogo del mio matrimonio (ci ha sposati proprio lei, e le assicuro che sia per noi che per i nostri invitati questa scelta è stata un sogno). Forse potrà pensare che qualche mese all'anno non sia sufficiente per esprimere un giudizio su come vedo trasformare la città, ma io ci tengo comunque a raccontarle la mia esperienza.

La premessa è d'obbligo: Città della Pieve è sicuramente un borgo incantevole, un vero gioiello, unico, dove rigenerarsi per l'alta qualità della vita, del cibo e dell'aria. Ma, ed è questo il senso della lettera, negli ultimi anni, mi sembra come si sia fermata in un limbo che, sinceramente, non so dove potrà portare.

I miei ricordi di bambina sono ancora legati al paese in cui era possibile d'estate vedere i film in piazza portandosi da casa la propria sediolina, ma anche fare un giro alla "Pista", che ricordo piena di gente e musica. O, ancora, ammirare i fuochi d'artificio nella notte di San Lorenzo, partecipare alle Feste de l'Unità alle scuole, e poi la gavettonata il giorno prima del Palio, i set della fiction in giro per i vicoli o il Percorso Natura in Pineta. Oggi di tutta questa vitalità è rimasto solo uno sbiadito ricordo.

Le manifestazioni estive hanno privilegiato quasi esclusivamente musica classica e danza, troppo spesso le strade, la sera, erano desolate e spostarsi in altre località era quasi un obbligo. Tutto era fermo in attesa dei dieci giorni di Palio, l'unico evento su cui, mi pare di aver capito, si è deciso di puntare veramente. Una scelta legittima ma forse non proprio lungimirante, perché è lo stesso Palio a risentire di questa situazione che definirei un po' "decadente".

Le potenzialità per fare di questo Paese un luogo di cultura, di arte, di musica (i tanti turisti italiani e stranieri non aspettano altro!) ci sono davvero tutte, allora perché limitarsi ad un solo evento? Perché non puntare sulle proprie specificità, che sono tante, e addirittura aumentano di anno in anno (pensiamo soltanto al "regalo" di Laris)? Eppure la vostra scelta sembra chiarissima. Un esempio? Nel tempo libero sono andata a visitare la Rocca, pensavo di scoprire di più sulle carceri cittadine, sull'architettura del monumento o di ammirare i panorama e invece, anche all'interno delle celle c'erano video, costumi, fotografie del Palio (che sono esposte anche a Palazzo della Corgna). Sono dovuta andare a togliermi qualche curiosità sul carcere chiacchierando con il custode che mi ha raccontato qualche aneddoto simpatico.

Potrei farle tanti esempi di luoghi meno interessanti dal punto di vista culturale, storico e artistico ma che sanno sfruttare molto bene il proprio patrimonio. Un esempio su tutti, Cortona: una cittadina sempre viva, che attrae turisti da tutto il mondo con le sue rassegne di fotografia ma anche un fitto calendario di concerti e spettacoli teatrali. Alla Pieve si sta mettendo in atto un processo inverso, regressivo: pensiamo al Trasimeno Blues, un'occasione di promozione per il nostro paese che da quest'anno non fa tappa qui, ma anche alle altre occasioni perse. La verità è che oltre al periodo del Palio, non ci sono motivi per venire a Città della Pieve. La promozione e i servizi offerti in città sono davvero scarsi. Un turista per visitare i dipinti del Perugino (il Perugino!) li deve andare a scovare, ed essere fortunato di trovarli aperti e visibili, così come le altre meraviglie.

Anche durante il periodo del Palio, avete scelto di lasciare aperto al traffico il centro storico: una scelta incomprensibile (la decisione di bloccare il passaggio delle auto solo per il sabato e la domenica non è certo sufficiente). Le posso assicurare che passeggiare per le vie e i vicoli è davvero straziante, un continuo zigzagare fra macchine, ingorghi e tavolini di bar e ristoranti. Ricordo che da piccola la cosa che mi piaceva di più della Pieve era la possibilità di muovermi da sola, senza un adulto che mi accompagnasse perché non c'erano pericoli, oggi non si può certo dire la stessa cosa. Per arrivare alle Monache (in pratica l'unico posto rimasto chiuso al traffico a parte Piazza del Plebiscito che, però, è un continuo cantiere per gli spettacoli serali del Palio, ovviamente) bisogna superare mille ostacoli, compresa l'assurda rotonda del Monumento.

Le vostre scelte contano e condizionano negativamente la possibilità di ritornare alla Pieve per un turista. Come la condizionano la qualità dei servizi offerti alle famiglie in vacanza. Pensiamo ai bambini: l'unico posto che hanno a disposizione si trova relegato alla fine della Pineta (un posto molto difficile da trovare per un turista che viene da fuori, visto che non ci sono nemmeno le indicazioni). I giochi sono vecchi e malmessi e il luogo è completamente invaso dalle zanzare.

Per non parlare di chi viene in vacanza con un cane, e qui la situazione raggiunge il ridicolo. E' mai possibile che non si possa trovare un luogo in cui un cane possa correre e giocare liberamente? TUTTI gli spazi verdi in città hanno un divieto con tanto di cartello e addirittura l'avvertimento (o forse la minaccia?) di esche avvelenate. Questa chiusura, questa regressione, sta condizionando negativamente anche l'atteggiamento di alcuni pievesi (pochi, per fortuna) sempre meno ospitali verso chi viene da fuori. Qualcuno mi ha detto che se il Paese non mi soddisfa, potevo tranquillamente tornare da dove ero venuta (cosa che non farò mai). Io credo soltanto che la Pieve non abbia ancora trovato la strada maestra, la mia lettera è solo un incoraggiamento a fare meglio e fare di più. Chiedo a lei Sindaco e a tutti i cittadini: chi volete essere? Volete aprirvi a nuove esperienze, puntare su tutte le vostre competenze e sui tantissimi punti di forza che avete per attrarre il mondo che cambia e che è sempre più esigente o volete chiudervi nel vostro orgoglio? E' una scelta apparentemente semplice da prendere, ma dipende solo da voi.

Con immenso affetto

Agnese Rapicetta

Egregio Direttore, gestisco un'attività commerciale nel centro storico di Città della Pieve e credo sia mio dovere segnalare le numerose lamentele di residenti e turisti che ho raccolto in questi ultimi due mesi in merito al traffico veicolare che ci affligge. - Molti, tra cui bambini, costretti (non esagero) a rifugiarsi velocemente nel mio negozio per non rischiare di essere investiti dalle automobili - Tanti i commenti negativi dei turisti relativi all'impossibilità di passeggiare serenamente godendo delle bellezze per le quali sono giunti qui - Tutti molto sorpresi che un centro storico delicato e bello, peraltro dotato di ottimi parcheggi esterni, sia aperto al traffico ed al parcheggio di privati Il paragone con altre cittadine che da tempo e coraggiosamente (ovviamente con formule diverse) hanno interdetto ai veicoli i loro centri, è inevitabilmente perdente. Per quanto mi riguarda, sono solidale con chi, carico di aspettative rimane in parte deluso e difficilmente tornerà, probabilmente attratto da altre e più fruibili mete. Concludo che un così "bel posto", con un arredo urbano che agevoli la sosta e senza automobili, avrebbe tutte le caratteristiche di fulcro vitale per passeggiate in sicurezza, visite culturali educate, vetrine da guardare con calma e relativi consapevoli acquisti, degustazioni senza smog , o per pura e semplice contemplazione. Grazie, cordiali saluti Dana Giallanella


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