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Palio 2016, quanto ha vinto la città? Carri allegorici e nuovi elementi di attrattiva turistica, ma


Il Palio dei Terzieri si è distinto quest’anno per l'introduzione di alcuni elementi di spettacolo interessanti e utili ad una riflessione più ampia. Per prima, l'uscita dei “carri allegorici”, che in realtà rappresenta una re-introduzione; infatti gli stessi erano stati pensati alcuni anni fa da Valerio Bittarello (operatore culturale del Comune), poi sospesi. Seconda innovazione l'esecuzione comune dell'Inno del Palio, che ha aggiunto spettacolarità e coesione all'ingresso dei Terzieri in campo.

La riflessione che scaturisce da queste due “novità” del 2016 è quella che, da tempo e in più occasioni, anche la nostra redazione ha suggerito: il Palio è anche un prodotto turistico e in quanto tale ha necessità di crescere, offrendo novità al pubblico, senza perdere o intaccare la tradizione.

Ciò che tiene vivo l'interesse nell'animo dei pievesi, legami familiari, cuore, tradizione, esperienze non è ciò che attira - o almeno non da solo - i turisti, che invece nel tempo hanno iniziato a trovare offerte, anche con nomi altisonanti, in altre località vicine.

Ciò che invita i turisti è la qualità ed è onesto dire che negli ultimi quindici anni i Terzieri ce l'hanno messa tutta, per esempio avvicinandosi alle sartorie specializzate, cercando costumisti ed esperti del costume per dare più rigore ai cortei; e questi sono segni inequivocabili e positivi di consapevolezza.

Nemmeno il tiro alla giostra è di particolare attrazione per il grande pubblico: ciò che nei cuori dei pievesi si muove in quegli attimi frenetici ed interminabili non si muove nel visitatore occasionale.

Il turista avrà invece curiosità, l'anno seguente, di scoprire le novità, di vedere altri abiti e personaggi, di scoprire se il Terziere a cui si è affezionato ha più o meno “smalto”, capacità, inventiva, fantasia...

Insomma la sensazione è che il carro allegorico, che ogni anno offrirà temi e personaggi diversi, possa essere quell'elemento di “sfida nella sfida” in grado di dare anche al curioso della città e dell’ambientazione ciò che cerca.

Un elemento che non intacca la veridicità del “sistema Palio” che, in fondo, già Valerio Bittarello, storico dell'arte e animatore del palio moderno, aveva pensato; un elemento in piena sintonia con le filosofie de Rinascimento che vedevano il classicismo ri-prendere corpo attraverso l'impulso degli studi umanistici.

Come scrive Pieranti, “Questa fusione in un nuovo linguaggio di simbologia classica e cristiana favorì nelle arti figurative l’uso frequente di allegorie per raffigurare complicati significati simbolici di carattere morale, filosofico e teologico. Per la prima volta dopo l’antichità, si scelse di affidarsi a soggetti ripresi dalla mitologia classica, intesi non come favole ma provvisti di una doppia chiave di lettura.”.

Questo clima di rinnovamento introduce ad una riflessione più ampia; infatti lascia sottintendere che una regia comune, da parte dell'Ente Palio, abbia coordinato gli elementi di novità. Sarebbe auspicabile la costituzione di una regia complessiva e comune, che porti ad una uniformità di epoche e di stili nel corteo che, se da una parte è segnato dal grande lavoro dei terzieri e dei volontari, sembra ancora mancare di un filo rosso che idealmente leghi le tre fazioni per quel che concerne elementi di aderenza storica.

Una nota stonata è risuonata in questo Palio 2016: la città tutt’intorno, che nei giorni precedenti la giornata finale ha mescolato un disordine di macchine, pedoni, pali, transenne, cartelli, bandiere, pubblicità, tutto in un indefinito minestrone. È auspicabile che l'Ente Palio - dove Terzieri e Amministrazione comunale dovrebbero lavorare all’unisono nell’interesse dell’evento e di Città della Pieve - riesca a dare delle indicazioni più “rigide”, affinché la città sia più accogliente e turisticamente sostenibile, perché se è vero che il “Palio dei Terzieri” è dei pievesi, è altrettanto vero che è anche una risorsa cittadina e vetrina collettiva di grande impatto.


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