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Maggio e il voto del terremoto, pagine di storia locale che sembrano tornare alla ribalta.


Le cronache locali riportano che nel 1861 Città della Pieve fu scossa da un violento terremoto, il 9 maggio.Nel 1861 la vita collettiva di Città della Pieve fu profondamente colpita dal terremoto del 9 Maggio con repliche l’11 e il 13 maggio. Ci furono feriti, due morti e molta distruzione. I danni furono ingenti: chiese chiuse, case puntellate, crolli. Ci furono lesioni al Palazzo Comunale, alla Caserma dei RR Carabinieri, all’Ospedale degli Infermi. L’affresco di San Pietro fu staccato e portato a Sant’Agostino dove fu trasferita anche la Confraternita di San Sebastiano e Rocco.” Iniziarono in quel momento le lunghe vicissitudini dell’opera di Perugino che oggi troviamo nella Chiesa di San Pietro e Paolo. Inoltre le memorie riportano “L’urna del Beato Giacomo fu trasportata in una cappella fatta erigere temporaneamente dal Comune. In questa situazione la festa nazionale del 2 giugno, Festa dello Statuto e dell’Unità d’Italia, si svolse all’insegna della solidarietà. Il Comune stanziò 20 scudi da erogare in pubblica elemosina. La cerimonia si limitò ad un corteo con manovra della Guardia Nazionale e dei Cacciatori del Tevere. Il terremoto 1861 fu così pauroso che il Capitolo della Cattedrale istituì una processione-voto per la liberazione e la salvezza.

Il voto, istituito il 28 maggio dal Vescovo Foschini, riscritto il 2 giugno 1861 dal Vescovo stesso, prevedeva preghiere notturne con concorso di popolo e una messa “pro gratiarum actione”. Inoltre il Capitolo si recava processionalmente nel pomeriggio di lunedì dopo la Pentecoste alla chiesa campestre della Madonna delle Grazie cantando litanie ai santi durante il percorso e intonando inni alla Madonna all’interno della chiesa. Con il passare del tempo la processione si trasformò in un’occasione di festa profana con balli e giochi popolari. Così, nel 1940, il Capitolo decise di ometterla.


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