QUALE FUTURO AL COMMERCIO Domande e Riflessioni di Nicola Bazzotti
Prosegue sul Moggio il confronto su quegli elementi che storicamente hanno caratterizzato la vita e l’economia cittadina. L’offerta commerciale è tra questi e perciò crediamo valga la pena ospitare ogni intervento che susciti domande, riflessioni, proposte critiche, punti di vista utili a comprendere il cambiamento e soprattutto a indirizzarlo. L’aprire bottega e avere i clienti assicurati fa parte del “c’era una volta”; oggi, se non si sceglie - a ragion veduta - una propria unicità, il rischio di vedere dei bei negozi vuoti è altissimo. La città, il centro storico, offrono certamente un plusvalore alla scelta di acquistare qui, ma per posizionarsi nell’immaginario del cliente non bisogna dimenticare di rispondere alle sue domande, alle sue passioni, al suo gusto. E allora più si è, maggiori sono varietà e specializzazione della proposta, più ampie sono le possibilità di attrarre un maggior numero di persone. Oggi più che mai, gli esercizi commerciali accomunati dalla presenza all’interno di un bel centro storico, dovrebbero essere alleati. Anzi, meglio ancora, dovrebbero “sentirsi” alleati, molto più che concorrenti.
A raccontarsi Nicola Bazzotti di Butterfly negozio di abbigliamento sulla Piazza Plebiscito.
Era il 2011 quando decisi, dopo aver visitato questa bellissima cittadina, di investire qua. Un paese in crescita e che si stava aprendo a nuove visioni.
Ero convinto ne valesse la pena e, per alcuni motivi, non mi ero sbagliato.
Un percorso difficile (visto anche il periodo di crisi generale) ma che da un lato mi ha dato molte soddisfazioni. Dall'altro, un percorso, che ancora oggi mi porta a pormi delle domande.
Alcune senza risposta.
La prima che mi risuona spesso è: “se hai un'attività devi diventare muto?” Sembra inventabile che non si possa esprimere la propria idea o fare delle battaglie per non disturbare, invece a mio avviso, è proprio perché si ha un'attività è giusto che si esponga il proprio pensiero; non per essere migliori degli altri, ma per trovare delle soluzioni diverse da quelle proposte fino ad ora e che, evidentemente, non hanno funzionato.
L’altra domanda è “l’apertura di nuove attività commerciali nel tessuto cittadino è davvero un pericolo?”. Ho sentito molti commenti di colleghi commercianti che vedono l'apertura di nuove attività come una necessaria rivalità; senza capire che il tessuto commerciale di un paese lo fanno proprio la varietà e la qualità di queste ultime. C'è una chiusura totale,da parte di alcuni, alle nuove idee di commercio e non si capisce il perché.
Infine mi pare che da quando ho aperto la mia attività l'unico problema sembra essere la chiusura/apertura del traffico. E per questo abbiamo perso di vista il vero obiettivo:la crescita della città.
"E noi alla Pieve siamo fortunati " mi sento dire. Non è vero.
Non siamo fortunati se non riusciamo a dare il meglio provando ad innovare e superare l'idea di commercio che poteva essere valida quarant'anni fa.
Il paese è svuotato di idee e soprattutto di persone ed è sicuramente inutile starsene sulla soglia delle "botteghe" a constatare che il paese è un deserto senza porsi delle domande sul perché e senza fare passi in avanti.
Il commercio è cambiato. Basta accendere internet e con un click compriamo tutto.
La città deve essere attrattiva e dobbiamo puntare sulla qualità.
Gli sconti e i volantini lasciamoli agli outlet che sono nati proprio per questo.
"Fatevi avanti voi giovani sennò il paese muore" mi hanno detto l'altro giorno. E come possiamo farlo se non ci viene data la possibilità?
La vera soluzione potrebbe essere dare all’Associazione Commercianti un ruolo attivo, innovativo e partecipato. Oggi non appare così, nata da autocanditature e votazioni alquanto singolari, non esprime mai il pensiero di tutti e talvolta, forse per brevità alcuni prendono decisioni a nome di tutti.
Ma come? Chi dovrebbe comandare la nave invece di unire ci divide?
Una divisione che si nota benissimo.
C'è la Piazza,c'è il "Casalino " e c'è Via Garibaldi. Ogni parte con le proprie esigenze e forse anche pretese, parti che invece di operare con democrazia agisce sull’onda di chi alza di più la voce o a batte più forte i pugni sul tavolo.
Quale futuro ci aspetta?