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Nicolò e Antonio Circignani, detti i Pomarancio - Un percorso cittadino fra Rinascimento e Barocco.


Il percorso e l'analisi dell'opera di Antonio e Nicolò Circignani, o Cercegnani, è la via per incamminarci alla scoperta dell’Arte in un suo passaggio fondamentale, quello che chiude il Rinascimento e apre il Barocco: un confronto tra due artisti, padre e figlio, il racconto del loro tempo e di un’attività artistica che possiamo conoscere e ammirare da vicino, grazie al cospicuo patrimonio di opere che hanno lasciato a Città delle Pieve.

Nicolò nasce a Pomarance, presso Pisa - da qui il soprannome Pomarancio - intorno al 1530.

La sua lunga e proficua carriera, che si svolgerà in grande parte tra Umbria e Lazio, lo pone come figura di spicco nel panorama artistico della pittura manieristica; con Santi di Tito lavorerà alla decorazione di alcuni ambienti del Palazzo Vaticano.

In Umbria lo troviamo in importanti cantieri, quali quello di Castiglione del Lago, nel Palazzo della Corgna, dove per volere di Diomede della Penna decorerà molti ambienti, tra cui il monumentale ciclo dedicato alle gesta di Ascanio della Corgna. Negli stessi anni sarà uno dei protagonisti di un lavoro di squadra, riconosciuto a tutt'oggi come uno dei più importanti cicli decorativi manieristi umbri, nel Santuario di Mongiovino (Panicale), aprendo una bottega insieme al pittore Hendrick van den Broeck, italianizzato come Arrigo Fiammingo.

Sempre per i della Corgna, Nicolò sarà attivo nella prima fase decorativa del palazzo di Città della Pieve; proprio nella nostra città sposerà Teodora Catalicci, che qui darà alla luce il primogenito Antonio, nel 1567. Anch'egli artista di qualità, si formò con il padre e con lui collaborerà ad alcuni cantieri romani.

Lascerà numerosissime opere a Città della Pieve, che denotano il legame che sempre vi mantenne. Abbiamo così l’opportunità di percorrere un’interessantissima carrellata, che mostrerà la grande qualità di un’artista che respirò l'avanguardia e assorbì le contaminazioni della Roma barocca, portandole in provincia. La sua arte sarà sintesi di linguaggi: vedremo forti influenze della tradizione classicista emiliana, come di quella fiamminga, e riconosceremo quelle d’impronta caravaggesca nei contrasti e nella forte drammaticità realista, mentre nell'opera del padre si legge la tradizione della maniera Toscana, opera caratterizzata dalle tonalità cangianti e influenzata dall'arte del Pontormo e dei grandi cicli decorativi, la lezione romana di Raffaello, dei grandi apparati di influenza antiquariale a grottesca.

Sulla linea di questo legame fra artisti e città la Parrocchia di Città della Pieve, proprietaria delle numerose opere pievesi, insieme all'Associazione Culturale "Il Moggio" e al FAI Gruppo Trasimeno promuove per domenica prossima il percorso di analisi escoperta, ma anche di consapevolezza, fra le diverse tessere di questa "storia fra rinascimento e barocco" che a Città della Pieve è solitamente meno conosciuta di quella di Perugino.



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