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UN “VASCELLO COSMICO” PERCORRE IL DUOMO - L’opera di un artista contemporaneo ci interroga sull’at


Che Giustizia sarebbe, senza la Misericordia? Non si spaventino i lettori: non vi state impelagando in un saggio di interpretazione della Bibbia, ma in una breve, personalissima nota circa un elemento di sorpresa che arricchisce l’anno del Giubileo a Città della Pieve. Entrando in Duomo dalla porta della Misericordia, che ha quali dioscuri due grandi piante d’olivo, tutto rassicura, la luce rosata e d’oro è come un alito materno, mentre gli occhi si posano su una bellezza di forme e di toni che rappresentano, cercano e suscitano armonia e pacificazione. Ma ecco che, quando lo sguardo raggiunge l’altare, qualcosa distoglie l’attenzione: colore che esplode, come fuoco acceso, fa virare d’improvviso l’occhio e ti sveglia dal torpore, dalla comodità di conoscere e riconoscere ogni cosa là dentro, ogni dettaglio del tuo percorso. E’ un grande dipinto di Federico Ceccantini, un ospite, imponente e forte, e il suo racconto si pone come necessario, opportuno nella sua attualità: porta un bisogno estremo e infinito di Misericordia e di Unità e una domanda di Speranza oltre ogni tempo. Il cuore della narrazione è un fluire d’acqua, come un fiume che scorre perenne; al centro del quadro c’è un uomo che a quella fonte di vita avvicina le labbra e raccoglie acqua e vita con le mani… Il fiume attraversa un mare di volti, che da indistinti e anonimi si fanno più chiari, più “umani”. E se, da lontano, l’opera ci assale come uno scoppio, come un grido… quando gli arriviamo addosso e lo leggiamo da vicino, riconosciamo il cammino incessante, la fatica, il vuoto, l’assenza, la sete di Umanità, di quel volto umano che ha incarnato Dio: misericordioso perché giusto e giusto perché misericordioso. Una contraddizione? Forse. Ma potrebbe essere invece la risposta alle contraddizioni che nella vita sono la malta di ogni nostro “edificio”. Godiamoci questa “riflessione a colori” sul Giubileo, un grido che chiede sollievo dalla sofferenza, un urlo che non può fare a meno di esserci, perché l’Uomo ha - oggi, subito - bisogno del cuore dell’Uomo che conosce Dio.

Solo girando attorno all’opera ne scopriamo il titolo: “Vascello cosmico - La Luce incontra la storia dell’Uomo”. Una breve didascalia, che non vuole disturbare l’impressione personale di ciascuno, offre una traccia possibile, “per aprire un dialogo sull’attualità storica del Giubileo”: “L’Uomo nella sua storia non è alla deriva ma sempre davanti al momento quando potrà accadere il prodigio”.


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