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"Tutte ste cazzate ‘l Perugino, l'Oratorio" ... e non è un testo in vernacolo ...


Queste parole sono risuonate di sfuggita alle mie orecchie incredule, attraversando la piazza dopo che alcuni turisti avevano chiesto indicazioni ad un passante.

Forse troppo spesso dimentichiamo chi siamo e diamo per scontato ciò che non lo è affatto.

Vorrei ricordare chi fu e chi è il Perugino, il più illustre dei nostri concittadini, universalmente noto, tra i migliori cantori e ambasciatori della nostra terra, protagonista assoluto del panorama artistico del suo tempo e ispiratore di tanta parte della cultura del XVIII secolo.

Nacque in una data non certa tra il 1445 e il 1450 proprio qui, a Castel de la Pieve.

Sarà sempre legato alla sua terra, pur lasciata da giovanissimo, lo dimostrerà continuamente: sempre presente nei fondali dei suoi dipinti, dove il paesaggio, rappresentato in ardite prospettive che svaniscono all'infinito in delicate e leggerissime tinte, è sempre incorniciato da esili colline verdeggianti, tempestate da esili e raffinatissimi pioppi; non manca mai un cristallino specchio d'acqua, ricordo idealizzato degli orizzonti della sua terra, quella che lasciò per studiare a Firenze.

“Il Perugino” è lo pseudonimo che a Firenze, città che lo vedrà per oltre venti anni indiscusso protagonista, gli venne affibbiato perché proveniva da un borgo del perugino, ma lui, ogni volta che firmava le opere in provincia, sempre teneva a rimarcare la sua "pievesità", firmandosi “Pietro de Cristoforo Vannutti de Chastro Plebis”.

Sempre legato alla sua città il Vannucci, come attestano le fonti, qui ritornava e qui mantenne molte proprietà. Una patria, quella pievese, dove lasciò un patrimonio ragguardevole: cinque opere, un’immensa potenzialità, come si mostrò nel 2004, anno della grande mostra umbra dove il percorso cittadino segnò presenze record.

Eppure c'è chi dice: "che cazzate ‘l Perugino l’Oratorio…", dopo aver sostenuto la fatica di rispondere a dei turisti.

Dovremmo riflettere ed immaginare cosa potrà essere la nostra città nel futuro, su quali e quante risorse potremmo far conto, se non vorremo diventare un paese per vecchi, incapace di trattenere le proprie risorse umane più competenti e giovani.

Si diceva, e lo sento ripetere dai nostri anziani, "alla Pieve c'era tutto": c'era, oggi che rimane?

Ritiriamo su un cancello di un ospedale vuoto, ultima perdita di tante che la precedettero.

Attenzione allora, fermiamoci, ragioniamo, "ste cazzate: ‘l Perugino l'Oratorio" forse sono rimaste le ultime risorse possibili per un riscatto di una terra che ha saputo essere spesso protagonista, ma che oggi è sempre più marginale. Io al Perugino dico grazie, spesso mi riempie di orgoglio, in ogni parte del mondo io mi trovi.


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