PERUGINO E RAFFAELLO, UN DIALOGO MIRABILE - L’esposizione a Brera dei due “Sposalizio della Vergine
A Milano, presso la Pinacoteca di Brera inizia domani, 17 marzo, e si concluderà il 27 giugno, una mostra che è anche un'occasione imperdibile di confronto e di lettura dell'arte del Rinascimento italiano, in un momento fondamentale del suo passaggio tra il XV e il XVI secolo: “Primo dialogo. Raffaello e Perugino attorno a due Sposalizi della Vergine”.
Saranno infatti esposti, uno accanto all'altro, lo “Sposalizio della Vergine” di Pietro Vannucci, realizzato per la Cappella del Santo Anello nel Duomo di Perugia, proveniente dal Musée des Beaux-Arts di Caen, in Francia, e l’opera che Raffaello ha dipinto ispirandosi allo stesso tema, per la chiesa di San Francesco a Città di Castello, custodito a Brera.
La mostra potrebbe fornire una grande occasione anche per riscoprire l'importanza dell'intensa attività umbra del Sanzio, di cui oggi poco conserviamo in loco e forse anche scarsamente coltiviamo memoria e consapevolezza della portata culturale.
Raffaello, figlio d'arte di Giovanni Santi, nacque a Urbino, e di quello straordinario ambiente culturale divenne il più grande erede.
Dopo la morte del padre, nel 1499 il giovanissimo Raffaello, a soli 16 anni, a Città di Castello costituisce con alcuni allievi del padre la prima bottega in cui realizzò la prima opera autonoma: la Pala del Beato Nicola da Tolentino, oggi smembrata e conservata nei vari frammenti in diversi musei.
Nel 1500 entrerà nella bottega di Pietro Vannucci, detto il Perugino, figura fondamentale per la sua formazione culturale che influenzerà le sue prime opere e tramite il quale verrà a contatto con le novità e con l'ambiente culturale fiorentino, prendendo anche conoscenza delle opere di Piero della Francesca.
Il 1504, con la realizzazione dello Sposalizio per la Chiesa di San Francesco a Città di Castello, opera che - dopo le requisizioni napoleoniche - è tuttora conservato a Brera, segna il suo commiato dall'Umbria, e il viaggio fiorentino gli farà conoscere direttamente l'opera di Leonardo e Michelangelo.
Dopo i successi di Città di Castello, molte le committenze che ricevette il Sanzio, per la stessa città e Perugia: la Crocifissione Gavani, lo stendardo della Trinità, la Madonna Sally, la Madonna con Bambino tra i santi Francesco e Girolamo, la Madonna Diotallevi, la Pala Oddi, che insieme alla deposizione Baglioni erano conservate in San Francesco al Prato a Perugia, la Pala per le Monache di Sant'Antonio a Perugia, oggi nota come Pala Colonna, l'Incoronazione della Vergine, nota come Madonna di Monteluce, terminata poi da Giulio Romano.
Di tutta l'attività del Sanzio in Umbria conserviamo solo due opere, nei due centri dove maggiormente operò: in Pinacoteca a Città di Castello, lo stendardo della Trinità; a Perugia, nella chiesa di San Severo, l'affresco con la Santa Trinità, che vede a distanza di anni il rapporto diretto con il maestro Perugino che, anziano, si troverà a terminare l'opera del discepolo.
Citiamo, per completezza, le altre opere “umbre” del Raffaello. Tra queste, la Pala che l’artista realizzò nel 1505 per la famiglia Ansidei, in origine conservata a Perugia in San Fiorenzo, passata di collezione in collezione, fino al 1885 quando fa il suo ingresso nella National Gallery di Londra. Nel 1512 Raffaello eseguì una tela a Roma per Sigismondo de' Conti: la tela, in origine sull'altare maggiore di Santa Maria in Aracoeli, nel 1512 fu trasferita dal nipote di Sigismondo nel convento di Sant'Anna a Foligno, da cui prese il nome di Madonna di Foligno; passò poi in Francia a seguito delle requisizioni napoleoniche e, dopo il rientro in Italia, tornò a fare parte delle collezioni vaticane.