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EPIFANIA PIEVESE fra TRADIZIONE E RICORRENZE. IL CONCERTO DELLA POLIFONICA PER I 60 ANNI DEL MAESTRO


All’orizzonte - il 19 giugno prossimo - i sessant’anni del Maestro Carlo Pedini e, dietro l’angolo, un Concerto d’Epifania 2016 che, per l’occasione, chiama a raccolta anche i vecchi coristi della Polifonica Pievese.

Il tradizionale evento musicale che da trent’anni contraddistingue le festività natalizie vedrà dunque “militanti” passati e presenti a condividere, dal palco dell’Avvaloranti, affetto e gratitudine verso l’eclettico musicista e compositore perugino divenuto grande testimone e garante di continuità e progresso per una delle realtà più fortemente identitarie di Città della Pieve: il Coro di Don Francesco Tassini, di Don Oscar Carbonari, del Maestro Italo Ventosi… Una questione di identità e di eredità culturali che Carlo Pedini, da trentacinque anni - quando Don Oscar gliel’ha affidata - vive con la stessa consapevole attenzione.

Mercoledì 6 gennaio alle 18,00, al Teatro degli Avvaloranti, Polifonica Pievese e orchestra da camera, dirette dal M° Pedini, proporranno un programma suddiviso in due parti. La prima comprende quattro brani composti nel corso degli anni dallo stesso Pedini: In Te Domine Speravi (scritto nel 1994 per il 50° anno di sacerdozio di Don Oscar Carbonari), Ave Maria (dal “Vespro di Santa Veronica”), Ave celeste lilium (dall’Oratorio “Angela da Foligno”) e Concertino a volo D’Angelo (scritto per il pianista e direttore Giuseppe D’Angelo, sul tema dell’Inno ai Santi Patroni Gervasio e Protasio). Nella seconda parte, a brani natalizi per coro e orchestra che fanno ormai parte del repertorio della Polifonica, si aggiungono cinque nuovi arrangiamenti, tra cui la lauda trecentesca Gloria in cielo e pace in Terra. Nel corso del concerto si esibiranno come voci soliste: Annalisa Capponi, Maria Luisa Meo, David Petri, Laura Rosadini e Carlo Ventosi. Al pianoforte, Giuseppe D’Angelo.

Aspettando questo speciale Concerto d’Epifania, abbiamo chiesto a Carlo Pedini con quale spirito si sta preparando ai suoi sessant’anni…

Sessanta: numero difficile da digerire! L’atteggiamento mentale, il comportamento sono sempre gli stessi: va bene - mi dico - basta, non li contiamo… Ma è difficile perché per me, da ragazzo, uno di sessant’anni anni era uno vecchio… oggi, non mi ci vedo come uno di sessant’anni. Non mi sento vecchio. È un numero che va al di là della mia comprensione, riferito a me stesso.

E in rapporto alla Polifonica Pievese, come vede questi lunghi anni che ha condiviso con il coro?

Io con la Corale sono qui da trentacinque anni e anche questo diventa un’esperienza per cui il tempo viene sospeso: per me è come l’inizio… Ci sono coristi che non venivano a cantare da trent’anni, ma che sono tornati in occasione di questo concerto 2016, ed è come se fossero passati trenta giorni. È un fatto che conferma la sensazione personale che ho sempre avuto di Città della Pieve, di luogo dove il tempo si ferma.

Dunque è un fatto positivo che il tempo qui sembra fermarsi…

Certo che è positivo! Io stesso mi sento un baluardo, una sicurezza per gli altri: sanno che, passino pure anche cento anni, qui mi trovano. Mi sento di stare onorando l’impegno preso con Don Oscar nel portare avanti questa attività. Poco tempo prima che non fosse più… se stesso, cominciava - dopo quindici anni di mia collaborazione con la Polifonica - a darmi finalmente fiducia e ricordo che in qualche maniera ha reso esplicito il suo desiderio: “Lascio il coro in buone mani”, mi disse… Capisco adesso che in realtà aveva ragione a preoccuparsi di assicurare una continuità, perché non è facile trovare un’eredità sicura.

La Polifonica Pievese è una realtà della tradizione pievese, in continua evoluzione, soprattutto grazie all’impegno del Direttore. Come riesce a conciliare i suoi impegni con questa attività?

La Corale per me attiene all’ambito familiare, nel senso che organizzo la mia settimana considerando gli impegni familiari e, accanto a quelli con i miei figli, ci sono quelli con il coro. Facendo il confronto con realtà analoghe la Corale è davvero un’esperienza interessante. C’è una bella simbiosi con tutti quanti. Adesso si è attuata una distribuzione di ruoli, di impegni opportunamente suddivisi tra le persone, che dà molta sicurezza.

Per i suoi sessant’anni ha qualche progetto personale?

Ogni tanto penso: da adesso smetto tutto, guardo solo film… ma è un proposito che dura un giorno. Non andrò in pensione. Mai.

Nemmeno dalla Corale? Non sarebbe facile trovare lo stesso livello di professionalità e capacità relazionali…

Nemmeno dalla Corale. Vorrei fare come Don Oscar, che rimaneva e intanto mi affidava la direzione del Coro… Mi rendo conto che è complicato.

Allora ricordiamo le soddisfazioni più importanti che ha condiviso con la Corale

Il viaggio in Grecia, con l’esibizione a Salonicco, e il Concerto del 2009 con Francesco Di Giacomo: lì siamo andati oltre i nostri massimi! Ricordo poi il Concerto del 2000, quando in modo analogo a quest’anno, erano tornati vecchi coristi. La maggior parte dei Concerti dell’Epifania sono piccoli eventi. Il bello è che, per qualche motivo, si è sempre andati migliorando, si sono inventate nuove e diverse proposte, ogni volta una tappa in più, come quando abbiamo scelto le canzoni italiane degli anni ‘40 e ‘50 con la “No Smoking Band”, con arrangiamenti tutti originali. Tutte queste tappe sono sempre state fissate con produzioni discografiche che in qualche modo hanno cristallizzato questi passaggi, così restano come testimonianze, come quella dedicata a Lorenzo Perosi, nel disco del 2009, insieme all’orchestra. Faremo un cd anche con i pezzi di Natale e anche con altri brani, registrati con coristi che non ci sono più… Ecco, ogni cosa che ho fatto, l’ho realizzata sempre tenendo a mente di non farla morire così, ma di progettare aperto al futuro… che è come sono io.


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