LARIS, una via possibile. La presentazione dei reperti un trampolino di lancio per l'economia cu
Città della Pieve si è fatta un bellissimo regalo per questo Natale 2015. Sabato 19 dicembre la cittadinanza si è infatti raccolta per un incontro pubblico negli splendidi locali del Museo Civico Diocesano, in Santa Maria dei Servi, per un confronto con le istituzioni sullo stato dei lavori di scavo e restauro della tomba etrusca di San Donnino, scoperta lo scorso 26 ottobre. Per i cittadini e per chi è arrivato a Città della Pieve è stata un’occasione per apprendere informazioni preziose su questi importanti ritrovamenti, e per poterli ammirare dal vivo in via eccezionale, nella pinacoteca, prima che questa venga allestita a laboratorio per i completamenti dei lavori.
Fin dal giorno del fortuito rinvenimento ad opera di un agricoltore del posto, la macchina che si è messa in moto per il recupero e lo studio dei reperti è stata impeccabile: istituzioni e società civile hanno lavorato a stretto contatto, con l’intento comune di valorizzare al meglio un patrimonio che, secondo gli esperti, andrà ad alimentare in maniera esponenziale il prestigio della già ricca vetrina d’arte del comune umbro a confine con la Toscana. Nel panorama culturale della Città, infatti, alle meraviglie del Perugino e di altri autori illustri, ai palazzi e alle dimore signorili, alle numerose architetture religiose e civili di pregevole fattura, andranno ad aggiungersi pezzi di una storia, quella etrusca, sulla cui presenza nel territorio pievese in pochi avevano osato scommettere.
È così che, dal piacere della sorpresa alla consapevolezza della responsabilità, tutti a Città della Pieve hanno fatto la loro parte per arrivare a questo primo importante traguardo, quello di incontrarsi e confrontarsi sul fatto e sul da farsi. Il sindaco Fausto Scricciolo ha celebrato il momento ringraziando proprio tutti i soggetti coinvolti: dai proprietari del terreno in cui è avvenuta la scoperta alla squadra di archeologhe, dalla soprintendenza ai volontari della protezione civile, fino ai
presenti in aula, cittadini, curiosi, appassionati, che hanno atteso con viva presenza ed enorme entusiasmo quest’incontro, favorendo l’interesse dell’intera collettività. Alla collettività e per la collettività stessa vanno il messaggio ed il ringraziamento di Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario del MiBACT, che ha voluto sottolineare l’importanza di un tale ritrovamento ed il piacere di scoprire una cittadinanza controcorrente, attiva e partecipe nell’ottica dell’attaccamento alle proprie radici, in tempi di crisi di valori e certezze, di identità e senso di appartenenza: “Quella presente qui oggi è l’Italia che vince la morte della cultura”.
Sotto l’inestimabile e vigile presenza della Deposizione dalla croce del Vannucci all’interno della sala, la soprintendente ai Beni Archeologici dell’Umbria Elena Calandra e l’archeologa volontaria Silvia De Fabrizio hanno illustrato le informazioni disponibili dopo circa un mese di lavoro sui reperti. Quello che hanno evidenziato è innanzitutto il grande valore di questi ultimi: i contenuti della tomba saranno preziosi strumenti di studio per quanto riguarda la lingua etrusca (attraverso lo studio delle iscrizioni rinvenute), l’uso del colore nelle sculture (solitamente molto raro nei reperti e già ora, prima del completamento della pulizia del materiale rinvenuto, possibile da scorgere in piccole tracce nelle pupille dei soggetti ritratti), ma anche di ulteriori indicazioni sulle complesse e affascinanti pratiche e tradizioni di questa civiltà tanto misteriosa quanto importante per la nostra storia. Da una prima analisi è stato possibile ricondurre il complesso tombale ad una già nota famiglia della vicina Chiusi; resta da accertare se la scelta di Città della Pieve per la collocazione della tomba fu dovuta ad un vero e proprio insediamento urbano nel territorio, o alla collocazione nello stesso di una necropoli che aprirebbe le porte alla ricerca di ulteriori ipogei. Queste e molte altre rivelazioni saranno disponibili solo dopo l’approfondimento degli studi, per cui l’intera squadra addetta ai lavori è già all’opera, ad esempio attraverso l’invio di materiale all’Università di Pavia, detentrice della banca dati del Dna etrusco, o l’impegno per l’apertura imminente di un altro dei sarcofagi ancora sigillato.
Quel che è certo, dunque, è che sia per i direttamente coinvolti sia per i cittadini, curiosi, studiosi o appassionati saranno mesi senza possibilità di annoiarsi: il sindaco di Città della Pieve e l’assessore regionale alla cultura Fernanda Cecchini si sono augurati che entro l’estate i lavori possano essere conclusi, e che le meraviglie della tomba di Laris l’etrusco pievese possano essere visibili e apprezzabili da tutti. Meraviglie che dopo secoli di buio riposo, tra le dolci colline adagiate sull’antica Etruria, cullate tra quelle che oggi sono Città della Pieve e la vicina Salci, Ponticelli e Fabro, hanno rivisto la luce e trovato degna attenzione. Un dono che a noi fortunati ammiratori suona come la possibilità di vivere altri grandi momenti di avvicinamento al nostro passato che siano di slancio verso un futuro migliore, perché più ricco e consapevole. Privilegi che non a tutti e non in ogni tempo sono dati, ed è proprio per questo che tenere gli occhi puntati su Città della Pieve nelle prossime stagioni sarà anche per i “vicini d’Etruria” un impegno e un piacere.